Cittadino Presidente
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Re: Cittadino Presidente
Dopo aver denunciato l'eccessivo ricorso alla decretazione d'urgenza e aver chiesto al presidente della Camera di recepire i diversi richiami in materia del Capo dello Stato, e di ascoltare la richiesta informale fatta ieri dal vicepresidente del Senato Chiti, oggi Antonio Di Pietro torna sull'argomento e risponde alle recenti polemiche innescate da alcune sue dichiarazioni sul Presidente della Repubblica.
Pungolato dalle domande dei giornalisti a Montecitorio, il leader dell'Italia dei Valori chiarisce il suo pensiero e sottolinea: "Non è estremista chi difende la Costituzione, ma chi si gira dall'altra parte facendo finta di non vedere".
"Ieri per la trentaquattresima volta - ha ricordato - c'è stato un voto di fiducia su un provvedimento del governo e questo violando ben tre messaggi del Capo dello Stato sull'abuso della decretazione d'urgenza. E' soprattutto necessario non abusare di questo strumento".
A offendere la Costituzione, insiste Di Pietro, "è chi, a qualsiasi livello, si gira dall'altra parte facendo finta di non vedere, come accaduto anche ieri in Parlamento
http://www.italiadeivalori.it/interna/1 ... a-al-colle
.......................
Una cosa da molto ho capito di Di Pietro.Si vede la passione che ci mette, ha volte fa male alla salute.
Ciao
Paolo11
Pungolato dalle domande dei giornalisti a Montecitorio, il leader dell'Italia dei Valori chiarisce il suo pensiero e sottolinea: "Non è estremista chi difende la Costituzione, ma chi si gira dall'altra parte facendo finta di non vedere".
"Ieri per la trentaquattresima volta - ha ricordato - c'è stato un voto di fiducia su un provvedimento del governo e questo violando ben tre messaggi del Capo dello Stato sull'abuso della decretazione d'urgenza. E' soprattutto necessario non abusare di questo strumento".
A offendere la Costituzione, insiste Di Pietro, "è chi, a qualsiasi livello, si gira dall'altra parte facendo finta di non vedere, come accaduto anche ieri in Parlamento
http://www.italiadeivalori.it/interna/1 ... a-al-colle
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Una cosa da molto ho capito di Di Pietro.Si vede la passione che ci mette, ha volte fa male alla salute.
Ciao
Paolo11
Re: Cittadino Presidente
Il sondaggio verrà chiuso alle ore 14 del 10 agosto 2012.
Il peggior presidente della Repubblica
In Italia ci sono stati 11 presidenti della Repubblica eletti dai partiti riuniti in Parlamento. Il primo fu Enrico De Nicola nel luglio 1946 e l'ultimo Giorgio Napolitano il 15 maggio del 2006. Per diventare presidente della Repubblica è necessario disporre di alcuni requisiti: avere una certa età, meglio se alle soglie del rimbabimento, essere di sesso maschile, disporre di una laurea (obbligatorio!), aver fatto militanza politica in un partito (Ciampi è l'eccezione che conferma la regola) e aver vissuto di stipendi pubblici per quasi tutta la vita (Pertini muratore in Francia non fa testo).
http://www.beppegrillo.it/risultati_peg ... dente.html
Il peggior presidente della Repubblica
In Italia ci sono stati 11 presidenti della Repubblica eletti dai partiti riuniti in Parlamento. Il primo fu Enrico De Nicola nel luglio 1946 e l'ultimo Giorgio Napolitano il 15 maggio del 2006. Per diventare presidente della Repubblica è necessario disporre di alcuni requisiti: avere una certa età, meglio se alle soglie del rimbabimento, essere di sesso maschile, disporre di una laurea (obbligatorio!), aver fatto militanza politica in un partito (Ciampi è l'eccezione che conferma la regola) e aver vissuto di stipendi pubblici per quasi tutta la vita (Pertini muratore in Francia non fa testo).
http://www.beppegrillo.it/risultati_peg ... dente.html
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Re: Cittadino Presidente
Sei in: Il Fatto Quotidiano > Blog di Paolo Flores d'Arcais > L’Italia ...
L’Italia civile
di Paolo Flores d'Arcais | 10 agosto 2012
Non è uno scontro politico, è uno scontro di civiltà. Si deciderà nei prossimi mesi, siamo ormai alla battaglia finale. È iniziato vent’anni fa, quando l’establishment del privilegio avviò la campagna di delegittimazione contro le procure di Milano e Palermo, colpevoli di prendere sul serio “la legge eguale per tutti”. Da allora Italia est omnis divisa in partes tres: il partito della legalità, il partito dell’impunità, il partito della morta gora. La legalità, infatti, non è una “posta in gioco” politica, e perciò negoziabile. È l’orizzonte, la premessa, l’habitat irrinunciabile della democrazia, senza il quale “una testa, un voto” diventa beffa, sostituito di fatto da “una mazzetta, un voto” e perfino “una pallottola, un voto”. La legalità dovrebbe perciò essere interiorizzata da tutte le forze politiche, destra, centro, sinistra, come catafratto bene comune, unico “pensiero unico” su cui non sono tollerabili divisioni, cedimenti, omissioni.
È invece avvenuto il contrario. Con la diffamazione mediatica, con l’intimidazione istituzionale. E col tritolo, se le prime non bastavano. Falcone e Borsellino, e gli uomini e le donne delle loro scorte, sono stati ammazzati davvero. La retorica di regime ha avuto l’impudenza di commemorarli, ammettendo perfino che corresponsabili morali degli omicidi fossero tutti coloro che li avevano isolato. Mentre isolavano, intanto, i magistrati che l’impegno di Falcone e Borsellino proseguivano. Rischiando la vita, per difendere noi tutti dalla mafia. Ieri il pool di Caselli, oggi a Palermo Ingroia, Di Matteo e Messineo, e a Caltanissetta Scarpinato. Tutti nel mirino dell’azione disciplinare per essere rimasti partigiani della Costituzione repubblicana anziché spergiuri della stessa, portabandiera indefettibili del partito della legalità, refrattari alle sirene dei sontuosi palazzi del signorsì partitocratico. Sembrano isolati, isolatissimi. Eroicamente soli (e il paese che ha bisogno di eroi è già nella sventura, non dimentichiamolo). Istituzionalmente lo sono, se la punta di diamante dell’azione che vuole illegittimi i loro atti si chiama Giorgio Napolitano. Mediaticamente lo sono, se ai pasdaràn di sempre, i Ferrara e gli Ostellino, subentra in pole position Eugenio Scalfari.
La morta gora si è allargata a dismisura, in questi ultimi mesi. Non ha fatto i conti con i cittadini, però. Più di 40mila firme in dodici ore alla vigilia di Ferragosto è l’esaltante giuramento di “non mollare” di un’Italia civile che c’è. La nostra Italia.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/08 ... le/322703/
La morta gora si è allargata a dismisura, in questi ultimi mesi. Non ha fatto i conti con i cittadini, però. Più di 40mila firme in dodici ore alla vigilia di Ferragosto è l’esaltante giuramento di “non mollare” di un’Italia civile che c’è. La nostra Italia.
Prendiamo ciò per buono... un piccolo residuo spazio di speranza.
L’Italia civile
di Paolo Flores d'Arcais | 10 agosto 2012
Non è uno scontro politico, è uno scontro di civiltà. Si deciderà nei prossimi mesi, siamo ormai alla battaglia finale. È iniziato vent’anni fa, quando l’establishment del privilegio avviò la campagna di delegittimazione contro le procure di Milano e Palermo, colpevoli di prendere sul serio “la legge eguale per tutti”. Da allora Italia est omnis divisa in partes tres: il partito della legalità, il partito dell’impunità, il partito della morta gora. La legalità, infatti, non è una “posta in gioco” politica, e perciò negoziabile. È l’orizzonte, la premessa, l’habitat irrinunciabile della democrazia, senza il quale “una testa, un voto” diventa beffa, sostituito di fatto da “una mazzetta, un voto” e perfino “una pallottola, un voto”. La legalità dovrebbe perciò essere interiorizzata da tutte le forze politiche, destra, centro, sinistra, come catafratto bene comune, unico “pensiero unico” su cui non sono tollerabili divisioni, cedimenti, omissioni.
È invece avvenuto il contrario. Con la diffamazione mediatica, con l’intimidazione istituzionale. E col tritolo, se le prime non bastavano. Falcone e Borsellino, e gli uomini e le donne delle loro scorte, sono stati ammazzati davvero. La retorica di regime ha avuto l’impudenza di commemorarli, ammettendo perfino che corresponsabili morali degli omicidi fossero tutti coloro che li avevano isolato. Mentre isolavano, intanto, i magistrati che l’impegno di Falcone e Borsellino proseguivano. Rischiando la vita, per difendere noi tutti dalla mafia. Ieri il pool di Caselli, oggi a Palermo Ingroia, Di Matteo e Messineo, e a Caltanissetta Scarpinato. Tutti nel mirino dell’azione disciplinare per essere rimasti partigiani della Costituzione repubblicana anziché spergiuri della stessa, portabandiera indefettibili del partito della legalità, refrattari alle sirene dei sontuosi palazzi del signorsì partitocratico. Sembrano isolati, isolatissimi. Eroicamente soli (e il paese che ha bisogno di eroi è già nella sventura, non dimentichiamolo). Istituzionalmente lo sono, se la punta di diamante dell’azione che vuole illegittimi i loro atti si chiama Giorgio Napolitano. Mediaticamente lo sono, se ai pasdaràn di sempre, i Ferrara e gli Ostellino, subentra in pole position Eugenio Scalfari.
La morta gora si è allargata a dismisura, in questi ultimi mesi. Non ha fatto i conti con i cittadini, però. Più di 40mila firme in dodici ore alla vigilia di Ferragosto è l’esaltante giuramento di “non mollare” di un’Italia civile che c’è. La nostra Italia.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/08 ... le/322703/
La morta gora si è allargata a dismisura, in questi ultimi mesi. Non ha fatto i conti con i cittadini, però. Più di 40mila firme in dodici ore alla vigilia di Ferragosto è l’esaltante giuramento di “non mollare” di un’Italia civile che c’è. La nostra Italia.
Prendiamo ciò per buono... un piccolo residuo spazio di speranza.
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Re: Cittadino Presidente
Non è uno scontro politico, è uno scontro di civiltà. Si deciderà nei prossimi mesi, siamo ormai alla battaglia finale. È iniziato vent’anni fa, quando l’establishment del privilegio avviò la campagna di delegittimazione contro le procure di Milano e Palermo, colpevoli di prendere sul serio “la legge eguale per tutti”.
Paolo Flores d'Arcais
Per noi il problema è piuttosto doloroso, perché vent’anni fa il Pds guidato da Achille Occhetto, L’Unità e La Repubblica erano schierati dalla parte della magistratura che intendeva fare pulizia di tutto quanto era corruzione.
Oggi il Pd, L’Unità e La Repubblica, con Scalfari in testa sono schierati dall’altra parte.
Il problema diventa ancora più drammatico se si pensa che il Pd gode di un consenso del 26 %.
Ma questo elettorato ha capito la situazione?
E adesso sta dalla parte della mafia?
La sinistra è proprio morta e defunta.
Paolo Flores d'Arcais
Per noi il problema è piuttosto doloroso, perché vent’anni fa il Pds guidato da Achille Occhetto, L’Unità e La Repubblica erano schierati dalla parte della magistratura che intendeva fare pulizia di tutto quanto era corruzione.
Oggi il Pd, L’Unità e La Repubblica, con Scalfari in testa sono schierati dall’altra parte.
Il problema diventa ancora più drammatico se si pensa che il Pd gode di un consenso del 26 %.
Ma questo elettorato ha capito la situazione?
E adesso sta dalla parte della mafia?
La sinistra è proprio morta e defunta.
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Re: Cittadino Presidente
Trattativa, Orlando: “Dal Colle parta iniziativa a favore dei pm antimafia”
Il sindaco di Palermo: "Prima l'attacco a Scarpinato, ora questo contro Ingroia e gli altri magistrati: situazione preoccupante"
di Alessandro Ferrucci | 10 agosto 2012
Quante firme avete raggiunto?” Siamo ben oltre le sessantamila. “Bene, fatemi un favore: mettete anche la mia”. Leoluca Orlando, sindaco di Palermo da pochi mesi, per la quarta volta con la fascia tricolore. Il primo mandato risale al 1985, fino al 1990. In procura c’erano Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. “Sì, il clima di isolamento di questi giorni attorno ai pm, mi ricorda quei tempi lì. Ma andiamo per gradi. Partiamo da Scarpinato”.
Prego.
Quello che ha detto alla commemorazione di Borsellino, è il pensiero di milioni di persone. Lei non sa quante volte mi sono sentito a disagio nel partecipare ad appuntamenti nei quali si sono presentate persone palesemente legate ad ambienti mafiosi.
A chi si riferisce, in particolare?
Anche a esponenti delle istituzioni. Gente collusa o vicina a Cosa Nostra.
Eppure il Procuratore di Caltanissetta è stato oggetto di attacchi. Come ora i pm di Palermo.
Sono molto preoccupato.
In particolare?
Temo venga fuori un messaggio di isolamento.
Ma questo isolamento è solo una preoccupazione, o, oramai, anche un fatto oggettivo?
Diciamo che oggettivamente si produce un isolamento. Poi le iniziative come la vostra aiutano a contrastarlo.
Qual è la sua opinione sulle intercettazioni legate al Capo dello Stato?
A prescindere se è fondato o meno il conflitto di attribuzione, credo che questa iniziativa del Quirinale produca una sensazione di smarrimento. Per questo ho invitato Giorgio Napolitano a lanciare un messaggio di sostegno ai magistrati di Caltanissetta e Palermo.
In particolare, che tipo di messaggio?
Che li sproni ad andare avanti nei processi contro la mafia per fare luce sulla trattativa .
Secondo alcuni, con la mafia è anche giusto trovare dei compromessi.
Siamo un paese in cui un ministro dei Lavori pubblici (Pietro Lunardi, ndr) ha parlato di convivenza con la criminalità organizzata. La verità è che queste posizioni sono solo utili ai mafiosi. Anzi le dico di più: chiunque cede di un passo è loro complice, anche se non si configura alcun reato.
Rispetto al passato, quali altri momenti così drammatici ricorda?
Penso al 1988, quando Paolo Borsellino denunciò un calo di tensione nella lotta contro la mafia. In quell’occasione si scatenarono i soliti perbenisti del giorno dopo. Ma allora come oggi la questione è sempre la stessa: si rischia l’isolamento quando le inchieste possono toccare un livello istituzionalmente sensibile.
Secondo Falcone la sua salvezza era direttamente proporzionata alla solidarietà, alla vicinanza delle istituzioni e dei cittadini. Il silenzio avrebbe voluto dire “morte”.
È esattamente così. Per questo, nel 1988, dopo le accuse subìte da Borsellino, organizzai una conferenza stampa per dire: giù le mani dai pm. Vede, i magistrati devono agire solo se hanno le prove, ma detto questo, noi tutti dobbiamo incoraggiarli e non trovare gli ostacoli per impedirlo.
Che ne pensa dell’incarico di Ingroia in Guatemala?
Rischia di essere strumentalizzato come un indebolimento complessivo nella lotta contro la mafia.
In che senso?
Ha fatto una scelta di vita che rispetto, ma l’aver accettato il Guatemala obbliga tutti noi che restiamo qui ad andare avanti comunque, nonostante queste tre gravi situazioni.
Lei mette in fila la vicenda Scarpinato, l’attacco ai pm di Palermo e la scelta di Ingroia?
Tutti elementi che creano un clima di sconforto e di sbandamento.
da Il Fatto Quotidiano del 10 agosto 2012
Il sindaco di Palermo: "Prima l'attacco a Scarpinato, ora questo contro Ingroia e gli altri magistrati: situazione preoccupante"
di Alessandro Ferrucci | 10 agosto 2012
Quante firme avete raggiunto?” Siamo ben oltre le sessantamila. “Bene, fatemi un favore: mettete anche la mia”. Leoluca Orlando, sindaco di Palermo da pochi mesi, per la quarta volta con la fascia tricolore. Il primo mandato risale al 1985, fino al 1990. In procura c’erano Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. “Sì, il clima di isolamento di questi giorni attorno ai pm, mi ricorda quei tempi lì. Ma andiamo per gradi. Partiamo da Scarpinato”.
Prego.
Quello che ha detto alla commemorazione di Borsellino, è il pensiero di milioni di persone. Lei non sa quante volte mi sono sentito a disagio nel partecipare ad appuntamenti nei quali si sono presentate persone palesemente legate ad ambienti mafiosi.
A chi si riferisce, in particolare?
Anche a esponenti delle istituzioni. Gente collusa o vicina a Cosa Nostra.
Eppure il Procuratore di Caltanissetta è stato oggetto di attacchi. Come ora i pm di Palermo.
Sono molto preoccupato.
In particolare?
Temo venga fuori un messaggio di isolamento.
Ma questo isolamento è solo una preoccupazione, o, oramai, anche un fatto oggettivo?
Diciamo che oggettivamente si produce un isolamento. Poi le iniziative come la vostra aiutano a contrastarlo.
Qual è la sua opinione sulle intercettazioni legate al Capo dello Stato?
A prescindere se è fondato o meno il conflitto di attribuzione, credo che questa iniziativa del Quirinale produca una sensazione di smarrimento. Per questo ho invitato Giorgio Napolitano a lanciare un messaggio di sostegno ai magistrati di Caltanissetta e Palermo.
In particolare, che tipo di messaggio?
Che li sproni ad andare avanti nei processi contro la mafia per fare luce sulla trattativa .
Secondo alcuni, con la mafia è anche giusto trovare dei compromessi.
Siamo un paese in cui un ministro dei Lavori pubblici (Pietro Lunardi, ndr) ha parlato di convivenza con la criminalità organizzata. La verità è che queste posizioni sono solo utili ai mafiosi. Anzi le dico di più: chiunque cede di un passo è loro complice, anche se non si configura alcun reato.
Rispetto al passato, quali altri momenti così drammatici ricorda?
Penso al 1988, quando Paolo Borsellino denunciò un calo di tensione nella lotta contro la mafia. In quell’occasione si scatenarono i soliti perbenisti del giorno dopo. Ma allora come oggi la questione è sempre la stessa: si rischia l’isolamento quando le inchieste possono toccare un livello istituzionalmente sensibile.
Secondo Falcone la sua salvezza era direttamente proporzionata alla solidarietà, alla vicinanza delle istituzioni e dei cittadini. Il silenzio avrebbe voluto dire “morte”.
È esattamente così. Per questo, nel 1988, dopo le accuse subìte da Borsellino, organizzai una conferenza stampa per dire: giù le mani dai pm. Vede, i magistrati devono agire solo se hanno le prove, ma detto questo, noi tutti dobbiamo incoraggiarli e non trovare gli ostacoli per impedirlo.
Che ne pensa dell’incarico di Ingroia in Guatemala?
Rischia di essere strumentalizzato come un indebolimento complessivo nella lotta contro la mafia.
In che senso?
Ha fatto una scelta di vita che rispetto, ma l’aver accettato il Guatemala obbliga tutti noi che restiamo qui ad andare avanti comunque, nonostante queste tre gravi situazioni.
Lei mette in fila la vicenda Scarpinato, l’attacco ai pm di Palermo e la scelta di Ingroia?
Tutti elementi che creano un clima di sconforto e di sbandamento.
da Il Fatto Quotidiano del 10 agosto 2012
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Re: Cittadino Presidente
Il Colle: “Da sempre a fianco dei pm”. Di Pietro: “Napolitano finge di non vedere”
Il portavoce di Napolitano risponde a Orlando che aveva definito "smarrito" il Colle dopo l'appello del Fatto: "Il sindaco di Palermo dovrebbe sapere quanto il capo dello Stato ha detto e fatto per le toghe antimafia". Il leader dell'Idv torna all'attacco: "Il presidente fa finta di non vedere e briga per nascondere i fatti. I moralisti ritengono che si debbano chiudere occhi, orecchie e bocca come le tre scimmiette"
di Redazione Il Fatto Quotidiano | 10 agosto 2012“Napolitano sostiene da sempre i magistrati che lottano contro la mafia e per la legalità”. La replica, che passa dal profilo twitter del portavoce del Quirinale Pasquale Cascella, era destinata in particolare al sindaco di Palermo Leoluca Orlando. Ma può valere sia come risposta alla nuova polemica di oggi di Di Pietro nei confronti del capo dello Stato sia al Fatto e al suo appello in difesa dei magistrati siciliani dopo le polemiche sulla trattativa Stato-mafia. Un appello che ha già raccolto oltre 60mila firme: cifre molto alte, tanto che l’iniziativa è stata ripresa sia dal Tg La7 sia dal Corriere della Sera. All’appello ha aderito anche il partito della Rifondazione comunista con le firme del segretario nazionale Paolo Ferrero e del responsabile nazionale Giustizia Giovanni Russo Spena. ”La verità e la trasparenza – spiega Ferrero – non possono mancare in democrazia pertanto è essenziale che si faccia luce sui rapporti tra Stato e mafia e che non vengano attaccati i magistrati che cercano di fare chiarezza e giustizia”.
Un’iniziativa che secondo il sindaco di Palermo ha creato un senso di smarrimento al Quirinale. ”A prescindere se sia fondato o meno il conflitto di attribuzione, credo che questa iniziativa del Quirinale produca una sensazione di smarrimento – aveva detto Orlando al Fatto Quotidiano di oggi – Per questo ho invitato Giorgio Napolitano a lanciare un messaggio di sostegno ai magistrati di Caltanissetta e Palermo”. Secondo Orlando, insomma, il presidente della Repubblica dovrebbe spronare i magistrati “ad andare avanti nei processi contro la mafia per fare luce sulla trattativa”. ”Orlando – risponde Cascella tramite il social network – dovrebbe ben conoscere quel che Napolitano ha detto e fatto a sostegno dei magistrati impegnati contro la mafia e per la legalità”. “Il sindaco di Palermo – aggiunge in un altro tweet – deve aver sbagliato i destinatari delle sue domande…”.
Ma oggi anche Antonio Di Pietro è tornato sull’argomento. Il presidente della Repubblica, dice, “prima fa finta di non vedere, e poi briga per impedire di conoscere i fatti, andando oltre i confini costituzionali del suo mandato”. Poi il leader dell’Idv ha attaccato anche parte della stampa che a suo dire sta portando avanti una “campagna diffamatoria” ai danni del suo partito. ”Da quando l’Italia dei Valori ha chiesto con determinazione chiarezza sulla trattativa fra Stato e mafia, costata la vita a tanti uomini e donne valorosi, e da quando ci siamo permessi di muovere delle critiche anche al presidente della Repubblica per gli interventi del Quirinale in questa vicenda, siamo diventati oggetto di una campagna di denigrazione e calunnie senza precedenti”.
“I moralisti ritengono – aggiunge Di Pietro – che si debbano chiudere occhi, orecchie e bocca come le tre scimmiette, anche se un presidente della Repubblica prima fa finta di non vedere, e poi briga per impedire di conoscere i fatti, andando oltre i confini costituzionali del suo mandato. Tutti zitti e muti perchè è così che si dimostra di ‘portare rispetto’. Il minimo che si legge sui giornali a proposito del sottoscritto è che sono un irresponsabile eversivo. Io, che per tutta la vita altro non ho fatto che servire lo Stato come poliziotto, come magistrato e come ministro. Oppure dicono che ho fatto saltare il centrosinistra per correre dietro all’antipolitica. Io, che per mesi e anni mi sono sgolato chiedendo che l’alleanza di centrosinistra venisse formalizzata mentre i leader del Pd facevano orecchie da mercante”.
“Ma alla fine dei conti – prosegue Di Pietro – cos’è che mi rimproverano questi saccenti e ben pagati moralisti di una stampa degna dell’Istituto Luce di oppormi al vergognoso complotto per isolare e delegittimare la procura di Palermo. Mi rimproverano di avere chiesto che, per scoprire la verità sul nido di serpi che nel ’92 trattava con Riina e Provenzano, non si guardasse in faccia nessuno”. “ E allora? Dov’è – chiede il leader dell’Idv – il delitto, l’irresponsabilità, la follia eversiva? Questi moralisti a comando pensano che se uno è stato vicepresidente del Senato bisogna trattarlo con i guanti e se non vuole rispondere ai magistrati bisogna inchinarsi e dire: ‘Faremo come comanda sua eccellenza’. Di Pietro dovrebbe riferirsi a Nicola Mancino che però è stato presidente del Senato prima di esser stato ministro degli Interni”.
Sui giornali poi l’ex magistrato ha aggiunto che stanno “tutti zitti e muti perché è così che si dimostra di portare rispetto. Se è così, avessero almeno il coraggio di dirlo apertamente”. Poi Di Pietro ha aggiunto che l’Italia dei Valori “questa logica non l’accetterà mai”. “Continueremo a chiedere la verità a tutti i costi – prosegue l’ex magistrato – checché ne dicano le loro eccellenze, le caste, gli intoccabili, quelli che pensano che la legge è uguale per tutti, tranne che per loro. E anche gli obbedienti giornalisti che gli fanno volentieri da megafono”, continua Di Pietro che poi avverte: “Non siamo isolati. In un solo giorno di pieno agosto oltre 50mila persone hanno firmato l’appello del Fatto Quotidiano affinché si faccia luce sulla trattativa Stato-mafia. Se si chiedesse ai cittadini cosa ne pensano di questa melmosa storia io non ho dubbi su quel che risponderebbe la stragrande maggioranza. Siamo in ottima compagnia. Molto migliore di quella di quei giornalisti che difendono la legalità a mezzo servizio e solo quando non tocca chi dicono loro”.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/08 ... ti/322839/
Il portavoce di Napolitano risponde a Orlando che aveva definito "smarrito" il Colle dopo l'appello del Fatto: "Il sindaco di Palermo dovrebbe sapere quanto il capo dello Stato ha detto e fatto per le toghe antimafia". Il leader dell'Idv torna all'attacco: "Il presidente fa finta di non vedere e briga per nascondere i fatti. I moralisti ritengono che si debbano chiudere occhi, orecchie e bocca come le tre scimmiette"
di Redazione Il Fatto Quotidiano | 10 agosto 2012“Napolitano sostiene da sempre i magistrati che lottano contro la mafia e per la legalità”. La replica, che passa dal profilo twitter del portavoce del Quirinale Pasquale Cascella, era destinata in particolare al sindaco di Palermo Leoluca Orlando. Ma può valere sia come risposta alla nuova polemica di oggi di Di Pietro nei confronti del capo dello Stato sia al Fatto e al suo appello in difesa dei magistrati siciliani dopo le polemiche sulla trattativa Stato-mafia. Un appello che ha già raccolto oltre 60mila firme: cifre molto alte, tanto che l’iniziativa è stata ripresa sia dal Tg La7 sia dal Corriere della Sera. All’appello ha aderito anche il partito della Rifondazione comunista con le firme del segretario nazionale Paolo Ferrero e del responsabile nazionale Giustizia Giovanni Russo Spena. ”La verità e la trasparenza – spiega Ferrero – non possono mancare in democrazia pertanto è essenziale che si faccia luce sui rapporti tra Stato e mafia e che non vengano attaccati i magistrati che cercano di fare chiarezza e giustizia”.
Un’iniziativa che secondo il sindaco di Palermo ha creato un senso di smarrimento al Quirinale. ”A prescindere se sia fondato o meno il conflitto di attribuzione, credo che questa iniziativa del Quirinale produca una sensazione di smarrimento – aveva detto Orlando al Fatto Quotidiano di oggi – Per questo ho invitato Giorgio Napolitano a lanciare un messaggio di sostegno ai magistrati di Caltanissetta e Palermo”. Secondo Orlando, insomma, il presidente della Repubblica dovrebbe spronare i magistrati “ad andare avanti nei processi contro la mafia per fare luce sulla trattativa”. ”Orlando – risponde Cascella tramite il social network – dovrebbe ben conoscere quel che Napolitano ha detto e fatto a sostegno dei magistrati impegnati contro la mafia e per la legalità”. “Il sindaco di Palermo – aggiunge in un altro tweet – deve aver sbagliato i destinatari delle sue domande…”.
Ma oggi anche Antonio Di Pietro è tornato sull’argomento. Il presidente della Repubblica, dice, “prima fa finta di non vedere, e poi briga per impedire di conoscere i fatti, andando oltre i confini costituzionali del suo mandato”. Poi il leader dell’Idv ha attaccato anche parte della stampa che a suo dire sta portando avanti una “campagna diffamatoria” ai danni del suo partito. ”Da quando l’Italia dei Valori ha chiesto con determinazione chiarezza sulla trattativa fra Stato e mafia, costata la vita a tanti uomini e donne valorosi, e da quando ci siamo permessi di muovere delle critiche anche al presidente della Repubblica per gli interventi del Quirinale in questa vicenda, siamo diventati oggetto di una campagna di denigrazione e calunnie senza precedenti”.
“I moralisti ritengono – aggiunge Di Pietro – che si debbano chiudere occhi, orecchie e bocca come le tre scimmiette, anche se un presidente della Repubblica prima fa finta di non vedere, e poi briga per impedire di conoscere i fatti, andando oltre i confini costituzionali del suo mandato. Tutti zitti e muti perchè è così che si dimostra di ‘portare rispetto’. Il minimo che si legge sui giornali a proposito del sottoscritto è che sono un irresponsabile eversivo. Io, che per tutta la vita altro non ho fatto che servire lo Stato come poliziotto, come magistrato e come ministro. Oppure dicono che ho fatto saltare il centrosinistra per correre dietro all’antipolitica. Io, che per mesi e anni mi sono sgolato chiedendo che l’alleanza di centrosinistra venisse formalizzata mentre i leader del Pd facevano orecchie da mercante”.
“Ma alla fine dei conti – prosegue Di Pietro – cos’è che mi rimproverano questi saccenti e ben pagati moralisti di una stampa degna dell’Istituto Luce di oppormi al vergognoso complotto per isolare e delegittimare la procura di Palermo. Mi rimproverano di avere chiesto che, per scoprire la verità sul nido di serpi che nel ’92 trattava con Riina e Provenzano, non si guardasse in faccia nessuno”. “ E allora? Dov’è – chiede il leader dell’Idv – il delitto, l’irresponsabilità, la follia eversiva? Questi moralisti a comando pensano che se uno è stato vicepresidente del Senato bisogna trattarlo con i guanti e se non vuole rispondere ai magistrati bisogna inchinarsi e dire: ‘Faremo come comanda sua eccellenza’. Di Pietro dovrebbe riferirsi a Nicola Mancino che però è stato presidente del Senato prima di esser stato ministro degli Interni”.
Sui giornali poi l’ex magistrato ha aggiunto che stanno “tutti zitti e muti perché è così che si dimostra di portare rispetto. Se è così, avessero almeno il coraggio di dirlo apertamente”. Poi Di Pietro ha aggiunto che l’Italia dei Valori “questa logica non l’accetterà mai”. “Continueremo a chiedere la verità a tutti i costi – prosegue l’ex magistrato – checché ne dicano le loro eccellenze, le caste, gli intoccabili, quelli che pensano che la legge è uguale per tutti, tranne che per loro. E anche gli obbedienti giornalisti che gli fanno volentieri da megafono”, continua Di Pietro che poi avverte: “Non siamo isolati. In un solo giorno di pieno agosto oltre 50mila persone hanno firmato l’appello del Fatto Quotidiano affinché si faccia luce sulla trattativa Stato-mafia. Se si chiedesse ai cittadini cosa ne pensano di questa melmosa storia io non ho dubbi su quel che risponderebbe la stragrande maggioranza. Siamo in ottima compagnia. Molto migliore di quella di quei giornalisti che difendono la legalità a mezzo servizio e solo quando non tocca chi dicono loro”.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/08 ... ti/322839/
Re: Cittadino Presidente
Il peggior presidente della Repubblica
44,050 persone hanno partecipato al sondaggio sul peggior presidente della Repubblica. Ben 23.400, il 53%, hanno espresso la loro "preferenza" per il presidente in carica Giorgio Napolitano. A debita distanza si piazza Cossiga con 8010 voti, il 18%, e Scalfaro, votato 6574 volte, con il 15%. Da segnalare il 9% di Leone che raccoglie quasi 4000 voti. A seguire nell'ordine Ciampi, Pertini, Saragat, Segni, Gronchi, De Nicola ed Einaudi.
Tutti i dettagli sono qui. Grazie a tutti per la grande partecipazione!
http://www.beppegrillo.it/2012/08/il_pe ... index.html
44,050 persone hanno partecipato al sondaggio sul peggior presidente della Repubblica. Ben 23.400, il 53%, hanno espresso la loro "preferenza" per il presidente in carica Giorgio Napolitano. A debita distanza si piazza Cossiga con 8010 voti, il 18%, e Scalfaro, votato 6574 volte, con il 15%. Da segnalare il 9% di Leone che raccoglie quasi 4000 voti. A seguire nell'ordine Ciampi, Pertini, Saragat, Segni, Gronchi, De Nicola ed Einaudi.
Tutti i dettagli sono qui. Grazie a tutti per la grande partecipazione!
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Re: Cittadino Presidente
Sonia Alfano attacca ancora Napolitano: “Deve vergognarsi”
Pubblicato da Cooper Theory in Copertina on 13 agosto 2012 14:18
Per alcuni è una sorta di Antonio Di Pietro al femminile e con 20 anni in meno. Per altri è una donna intelligente e coraggiosa, che porta avanti battaglie sacrosante. Stiamo parlando di Sonia Alfano. L’europarlamentare, ex Idv, è al centro delle polemiche per il colloquio in carcere con Provenzano, che doveva rimanere segreto e invece è finito su tutti i giornali. La Alfano ha una missione: contribuire a gettare luce sulla trattativa Stato-mafia, che certi parrucconi si ostinano ancora oggi a negare. Per fare ciò, anche l’Unione Europea deve intervenire.
“Vorrei puntare su un’interrogazione che porti magari anche a una risoluzione nei confronti dell’Italia – ha detto la politica siciliana al Fatto. – Ci avevo già provato quando chiesi all’Europa di pronunciarsi sulla libertà di stampa in Italia. Finì 303 voti pari. Niente da fare, un peccato. E già allora la Presidenza della Repubblica convocò i parlamentari europei e fece capire di non portare le questioni italiane in Europa. I panni sporchi si lavano in casa”. Questo secondo il Quirinale. Ben diversa la posizione di Sonia Alfano. “Chiederemo che siano ascoltati magistrati, investigatori e giornalisti – ha detto l’ex esponente dell’Idv. – Potrebbe essere il primo passo, anche se è un cammino molto complesso: pensate che per ottenere una risoluzione contro la repressione in Ungheria è stato necessario un lunghissimo lavoro di bilanciamento”.
Sullo scontro tra gli organi dello Stato e la Procura di Palermo, Sonia Alfano non ha dubbi. L’europarlamentare, già molto critica verso Giorgio Napolitano, attacca di nuovo il capo dello Stato, definendo il suo comportamento “vergognoso. Il Presidente non deve essere soltanto garante della Costituzione, ma anche delle Istituzioni, degli organi dello Stato. Avrebbe semplicemente dovuto far dire a Mancino che si rivolgesse ai pm, punto e basta. Facilissimo. E poi non ha speso una parola di sostegno per i pm di Palermo”.
E con queste parole, il linciaggio di Pd, Pdl e Udc e dei media a rimorchio nei confronti di Sonia Alfano è garantito.
http://www.controcopertina.com/sonia-al ... rgognarsi/
Pubblicato da Cooper Theory in Copertina on 13 agosto 2012 14:18
Per alcuni è una sorta di Antonio Di Pietro al femminile e con 20 anni in meno. Per altri è una donna intelligente e coraggiosa, che porta avanti battaglie sacrosante. Stiamo parlando di Sonia Alfano. L’europarlamentare, ex Idv, è al centro delle polemiche per il colloquio in carcere con Provenzano, che doveva rimanere segreto e invece è finito su tutti i giornali. La Alfano ha una missione: contribuire a gettare luce sulla trattativa Stato-mafia, che certi parrucconi si ostinano ancora oggi a negare. Per fare ciò, anche l’Unione Europea deve intervenire.
“Vorrei puntare su un’interrogazione che porti magari anche a una risoluzione nei confronti dell’Italia – ha detto la politica siciliana al Fatto. – Ci avevo già provato quando chiesi all’Europa di pronunciarsi sulla libertà di stampa in Italia. Finì 303 voti pari. Niente da fare, un peccato. E già allora la Presidenza della Repubblica convocò i parlamentari europei e fece capire di non portare le questioni italiane in Europa. I panni sporchi si lavano in casa”. Questo secondo il Quirinale. Ben diversa la posizione di Sonia Alfano. “Chiederemo che siano ascoltati magistrati, investigatori e giornalisti – ha detto l’ex esponente dell’Idv. – Potrebbe essere il primo passo, anche se è un cammino molto complesso: pensate che per ottenere una risoluzione contro la repressione in Ungheria è stato necessario un lunghissimo lavoro di bilanciamento”.
Sullo scontro tra gli organi dello Stato e la Procura di Palermo, Sonia Alfano non ha dubbi. L’europarlamentare, già molto critica verso Giorgio Napolitano, attacca di nuovo il capo dello Stato, definendo il suo comportamento “vergognoso. Il Presidente non deve essere soltanto garante della Costituzione, ma anche delle Istituzioni, degli organi dello Stato. Avrebbe semplicemente dovuto far dire a Mancino che si rivolgesse ai pm, punto e basta. Facilissimo. E poi non ha speso una parola di sostegno per i pm di Palermo”.
E con queste parole, il linciaggio di Pd, Pdl e Udc e dei media a rimorchio nei confronti di Sonia Alfano è garantito.
http://www.controcopertina.com/sonia-al ... rgognarsi/
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Re: Cittadino Presidente
Follie della calda estate del 2012
Trattativa, Violante: “C’è un populismo giuridico che usa i pm come clava politica”
Secondo l'esponente del Pd l'attacco a Monti e al Quirinale è orchestrato "da un blocco che fa capo a Il Fatto, a Grillo e a Di Pietro". E nella situazione odierna, un ruolo fondamentale lo hanno avuto "le trasmissioni come quelle di Santoro, dove si è formato l'humus non democratico che alimentava rancore sociale e sostituiva l'argomento con l'invettiva" e "la filosofia del berlusconismo" che era "di tipo giacobino"
di Redazione Il Fatto Quotidiano | 20 agosto 2012
Commenti (643)
C’è un “populismo giuridico” che “utilizza le procure” come “clava politica”. Parola dell’ex magistrato Luciano Violante (Pd), con queste parole entrato ‘di diritto’ nella polemica sulla trattativa Stato-mafia e nei suoi risvolti politici sul tema delle intercettazioni telefoniche. Dopo la presa di posizione ‘pro Procura di Palermo’ del presidente emerito della Corte costituzionale Gustavo Zagrebelski e la replica di contenuto opposto da parte del fondatore di Repubblica Eugenio Scalfari, l’esponente di lungo corso del Pd ha rilasciato un’intervista ‘di fuoco’ alla Stampa di Torino per descrivere senza mezzi termini “l’attacco politico in corso al ruolo del Quirinale e al governo”.
Chi sono i protagonisti di questo attacco? Violante non ha dubbi: “Si tratta di un blocco che fa capo a Il Fatto, a Grillo e a Di Pietro e sta reindirizzando il reinsorgente populismo italiano. Quello di Berlusconi attaccava le Procure – sostiene Luciano Violante – Questo cerca di avvalersene avendo individuato in quelle istituzioni i soggetti oggi capaci di abbattere il ‘nemico’, e di affermare un presunto nuovo ordine, che non si capisce cosa sia. Ma se il populismo vuole giocare le sue carte, deve giocarle contro gli architravi che oggi tengono in piedi l’Italia: Monti e il Quirinale“.
Per Violante, alla base di tutto c’è una questione ‘storica’. Tutto comincia, infatti, col “crescente distacco tra partiti e società” iniziato nella seconda metà degli anni ’70 “quando tutti i partiti hanno cominciato ad allontanarsi dalla società, che si stava trasformando in profondità, e si sono rinchiusi nella competizione per il potere. La legge chiamata Porcellum è contemporaneamente la foto e la sublimazione di questa separazione alla quale la società ha reagito in parte con il rancore e in parte alimentando tendenze di carattere populistico”.
Nonostante ciò, tuttavia, a sentire l’esponente democratico un ruolo fondamentale lo hanno avuto le trasmissioni televisive “come quelle di Santoro“: “che pure sono state e sono di grande utilità – sostiene Violante – Lì però si è formato l’humus non democratico di questo populismo che alimentava rancore sociale e sostituiva l’argomento con l’invettiva” e “la filosofia del berlusconismo” che era “di tipo giacobino“. Ma per Violante “la democrazia deve ritrovare le sue ragioni di fondo nella separazione dei poteri, nella responsabilità di ciascun potere e nella capacità di leggere e di interpretare la società italiana. Altrimenti prevarrà il populismo, giuridico e non”.
Non si è fatta attendere la reazione del centrodestra, nella fattispecie con le parole Maurizio Gasparri. Secondo il capogruppo dei senatori Pdl ”Violante da fondatore e riferimento per anni e anni del partito dei giudici, ovviamente di quelli che hanno messo la loro toga al servizio della sinistra, ora si ripropone su un’altra sponda per criticare gli eccessi del ‘populismo’ giuridico. Benvenuto – sostiene Gasparri – ma anche in questo suo nuovo ruolo non evita errori. Dimentica che è stato il centrodestra a volere norme esemplari e a rafforzare il carcere duro per i boss a cui negli anni Novanta, con Violante in posizioni di vertice, la sinistra stava abbandonando”.
Non solo. A sentire Gasparri, “Violante minimizza sulle vicende della resa dello Stato alla mafia nel 93-94. Lo fa – è la spiegazione fornita dall’esponente Pdl – perché quella vergogna vede Berlusconi estraneo e responsabili i governi Amato e Ciampi che proprio Violante sostenne. E vede responsabili della cancellazione del carcere duro più Scalfaro e Conso che Mancino. Ma tutto questo deve essere negato, perché la sinistra sostenne questi personaggi che hanno colpe gravissime. Bisogna portare avanti il confronto fino in fondo sia sulle riforme da fare ora, sia sulle colpe del passato della sinistra. Non si può eludere la verità con il trasformismo. Seguiamo con attenzione le parole di Violante, ma non si cancella quanto è avvenuto nel passato”.
Ancor più duro il senatore dell’Italia dei Valori Luigi Li Gotti, che sul suo blog ha duramente attaccato Violante. “Luciano Violante, per rispondere alle critiche a Scalfari, ricorre oggi ad una formula antichissima: estrae dal cilindro il ‘populismo giuridico’ con cui liquida al rango di bassa rozzezza i profili giuridici di rango costituzionale evocati nelle critiche a Scalfari-Monti-Napolitano - ha scritto l’esponente dell’Idv - L’antica formula è quella di non rispondere sui contenuti ma di offendere il competitore dialettico. Infatti il finissimo giurista Violante, non spende una sola parola per confutare gli argomenti, anzi li schiva con scaltrezza, prediligendo ricorrere alla formula del ‘populismo giuridico’ così liquidando, quali bassezze da ignoranti, le tesi opposte alle sue (ovviamente indicando in Antonio Di Pietro, il capofila dei ‘populisti giuridici’). Ieri, su questo blog – ha aggiunto Li Gotti – ho pubblicato la sentenza integrale n.154 del 2004 della Corte Costituzionale: in essa sono fissati principi costituzionali con profonde argomentazioni. Ora al finissimo giurista Violante, voglio ricordare un’altra cosa. L’avvocato che contribuì, con le sue articolate deduzioni, a far scrivere alla Corte Costituzionale l’importantissima sentenza, era ed è un professionista di grande valore: Giuseppe Zupo. Ricorda Violante chi era e quale ruolo ha ricoperto, l’avvocato Giuseppe Zupo? Se non lo ricorda, glielo rammento io: è stato il Responsabile Nazionale della Giustizia del Partito Comunista Italiano, nonché avvocato dello stesso Violante. Casi strani della vita! Non ci credete?”.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/08 ... va/329276/
Trattativa, Violante: “C’è un populismo giuridico che usa i pm come clava politica”
Secondo l'esponente del Pd l'attacco a Monti e al Quirinale è orchestrato "da un blocco che fa capo a Il Fatto, a Grillo e a Di Pietro". E nella situazione odierna, un ruolo fondamentale lo hanno avuto "le trasmissioni come quelle di Santoro, dove si è formato l'humus non democratico che alimentava rancore sociale e sostituiva l'argomento con l'invettiva" e "la filosofia del berlusconismo" che era "di tipo giacobino"
di Redazione Il Fatto Quotidiano | 20 agosto 2012
Commenti (643)
C’è un “populismo giuridico” che “utilizza le procure” come “clava politica”. Parola dell’ex magistrato Luciano Violante (Pd), con queste parole entrato ‘di diritto’ nella polemica sulla trattativa Stato-mafia e nei suoi risvolti politici sul tema delle intercettazioni telefoniche. Dopo la presa di posizione ‘pro Procura di Palermo’ del presidente emerito della Corte costituzionale Gustavo Zagrebelski e la replica di contenuto opposto da parte del fondatore di Repubblica Eugenio Scalfari, l’esponente di lungo corso del Pd ha rilasciato un’intervista ‘di fuoco’ alla Stampa di Torino per descrivere senza mezzi termini “l’attacco politico in corso al ruolo del Quirinale e al governo”.
Chi sono i protagonisti di questo attacco? Violante non ha dubbi: “Si tratta di un blocco che fa capo a Il Fatto, a Grillo e a Di Pietro e sta reindirizzando il reinsorgente populismo italiano. Quello di Berlusconi attaccava le Procure – sostiene Luciano Violante – Questo cerca di avvalersene avendo individuato in quelle istituzioni i soggetti oggi capaci di abbattere il ‘nemico’, e di affermare un presunto nuovo ordine, che non si capisce cosa sia. Ma se il populismo vuole giocare le sue carte, deve giocarle contro gli architravi che oggi tengono in piedi l’Italia: Monti e il Quirinale“.
Per Violante, alla base di tutto c’è una questione ‘storica’. Tutto comincia, infatti, col “crescente distacco tra partiti e società” iniziato nella seconda metà degli anni ’70 “quando tutti i partiti hanno cominciato ad allontanarsi dalla società, che si stava trasformando in profondità, e si sono rinchiusi nella competizione per il potere. La legge chiamata Porcellum è contemporaneamente la foto e la sublimazione di questa separazione alla quale la società ha reagito in parte con il rancore e in parte alimentando tendenze di carattere populistico”.
Nonostante ciò, tuttavia, a sentire l’esponente democratico un ruolo fondamentale lo hanno avuto le trasmissioni televisive “come quelle di Santoro“: “che pure sono state e sono di grande utilità – sostiene Violante – Lì però si è formato l’humus non democratico di questo populismo che alimentava rancore sociale e sostituiva l’argomento con l’invettiva” e “la filosofia del berlusconismo” che era “di tipo giacobino“. Ma per Violante “la democrazia deve ritrovare le sue ragioni di fondo nella separazione dei poteri, nella responsabilità di ciascun potere e nella capacità di leggere e di interpretare la società italiana. Altrimenti prevarrà il populismo, giuridico e non”.
Non si è fatta attendere la reazione del centrodestra, nella fattispecie con le parole Maurizio Gasparri. Secondo il capogruppo dei senatori Pdl ”Violante da fondatore e riferimento per anni e anni del partito dei giudici, ovviamente di quelli che hanno messo la loro toga al servizio della sinistra, ora si ripropone su un’altra sponda per criticare gli eccessi del ‘populismo’ giuridico. Benvenuto – sostiene Gasparri – ma anche in questo suo nuovo ruolo non evita errori. Dimentica che è stato il centrodestra a volere norme esemplari e a rafforzare il carcere duro per i boss a cui negli anni Novanta, con Violante in posizioni di vertice, la sinistra stava abbandonando”.
Non solo. A sentire Gasparri, “Violante minimizza sulle vicende della resa dello Stato alla mafia nel 93-94. Lo fa – è la spiegazione fornita dall’esponente Pdl – perché quella vergogna vede Berlusconi estraneo e responsabili i governi Amato e Ciampi che proprio Violante sostenne. E vede responsabili della cancellazione del carcere duro più Scalfaro e Conso che Mancino. Ma tutto questo deve essere negato, perché la sinistra sostenne questi personaggi che hanno colpe gravissime. Bisogna portare avanti il confronto fino in fondo sia sulle riforme da fare ora, sia sulle colpe del passato della sinistra. Non si può eludere la verità con il trasformismo. Seguiamo con attenzione le parole di Violante, ma non si cancella quanto è avvenuto nel passato”.
Ancor più duro il senatore dell’Italia dei Valori Luigi Li Gotti, che sul suo blog ha duramente attaccato Violante. “Luciano Violante, per rispondere alle critiche a Scalfari, ricorre oggi ad una formula antichissima: estrae dal cilindro il ‘populismo giuridico’ con cui liquida al rango di bassa rozzezza i profili giuridici di rango costituzionale evocati nelle critiche a Scalfari-Monti-Napolitano - ha scritto l’esponente dell’Idv - L’antica formula è quella di non rispondere sui contenuti ma di offendere il competitore dialettico. Infatti il finissimo giurista Violante, non spende una sola parola per confutare gli argomenti, anzi li schiva con scaltrezza, prediligendo ricorrere alla formula del ‘populismo giuridico’ così liquidando, quali bassezze da ignoranti, le tesi opposte alle sue (ovviamente indicando in Antonio Di Pietro, il capofila dei ‘populisti giuridici’). Ieri, su questo blog – ha aggiunto Li Gotti – ho pubblicato la sentenza integrale n.154 del 2004 della Corte Costituzionale: in essa sono fissati principi costituzionali con profonde argomentazioni. Ora al finissimo giurista Violante, voglio ricordare un’altra cosa. L’avvocato che contribuì, con le sue articolate deduzioni, a far scrivere alla Corte Costituzionale l’importantissima sentenza, era ed è un professionista di grande valore: Giuseppe Zupo. Ricorda Violante chi era e quale ruolo ha ricoperto, l’avvocato Giuseppe Zupo? Se non lo ricorda, glielo rammento io: è stato il Responsabile Nazionale della Giustizia del Partito Comunista Italiano, nonché avvocato dello stesso Violante. Casi strani della vita! Non ci credete?”.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/08 ... va/329276/
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