Come possiamo contribuire a far nascere un partito x la SX?
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Re: Come possiamo contribuire a far nascere un partito x la
Ieri a Lecco c'è stata una riunione per dar vita a un Comitato di "L'Altra Europa ..." perché , come successo un po' dappertutto , i comitati che si erano formati per le elezioni europee ormai non esistono più, e in vista della formazione del nuovo soggetto politico previsto per marzo si cerca di contarsi e vedere cosa si può fare.
E' stata una mezza delusione per vari motivi:
- su 8o email inviate alla fine eravamo solo una decina;
- manca un coordinamento a tutti i livelli da quello comunale a quello nazionale ( esiste a Monza-Brianza un gruppo , proviamo a contattarlo);
- a me premeva che fosse chiarito un punto che ritengo fondamentale e che finora Civati, SEL, Tsipras nelle varie assemblee non hanno approfondito, cioè il rapporto tra la base e i vertici , tutti ci tengono a farsi promotori della partecipazione, ma alla fine e finora non si conoscono i dettagli.
- assenti i giovani ,forse impegnati altrove; io , che non ho fatto né faccio parte di strutture politiche ho avuto l'impressione che le varie componenti si diano da fare ognuna per conto proprio
in modo tale di avanzare pretese al momento opportuno.
Ricordiamoci che alle europee la lista Tsipras ha preso il 4,1% senza alcuna presenza nel territorio e pochissime apparizioni nei media per cui oggi, col vento favorevole di Grecia e Spagna,
con le cavolate fatte da Renzi , con un M5S che ha mostrato i suoi limiti, le previsioni sono facilmente oltre al 15% (non reggono i confronti con le esperienze passate in cui mancavano le condizioni) per cui c'è una pretesa da parte di tutti di mettere le mani avanti .
La mia proposta di coinvolgere i sindacati, di valorizzare la figura di Landini non ha trovato il consenso di alcuni, lo stesso riguardo ai simpatizzanti di Civati .
Per questo motivo ho ribadito l'importanza dei rapporti tra base e vertici, oggi potremmo decidere di delegare alcuni ai vertici, ma se il loro operato non dovesse convincerci dovremmo avere la possibilità di cambiarli , a livello di organizzazione oggi ci sono tutte le possibilità tecnologiche per far partecipare tutti quelli che desiderano, quindi massima trasparenza, massima
onestà, massima conoscenza sono necessarie per proseguire.
E' stata una mezza delusione per vari motivi:
- su 8o email inviate alla fine eravamo solo una decina;
- manca un coordinamento a tutti i livelli da quello comunale a quello nazionale ( esiste a Monza-Brianza un gruppo , proviamo a contattarlo);
- a me premeva che fosse chiarito un punto che ritengo fondamentale e che finora Civati, SEL, Tsipras nelle varie assemblee non hanno approfondito, cioè il rapporto tra la base e i vertici , tutti ci tengono a farsi promotori della partecipazione, ma alla fine e finora non si conoscono i dettagli.
- assenti i giovani ,forse impegnati altrove; io , che non ho fatto né faccio parte di strutture politiche ho avuto l'impressione che le varie componenti si diano da fare ognuna per conto proprio
in modo tale di avanzare pretese al momento opportuno.
Ricordiamoci che alle europee la lista Tsipras ha preso il 4,1% senza alcuna presenza nel territorio e pochissime apparizioni nei media per cui oggi, col vento favorevole di Grecia e Spagna,
con le cavolate fatte da Renzi , con un M5S che ha mostrato i suoi limiti, le previsioni sono facilmente oltre al 15% (non reggono i confronti con le esperienze passate in cui mancavano le condizioni) per cui c'è una pretesa da parte di tutti di mettere le mani avanti .
La mia proposta di coinvolgere i sindacati, di valorizzare la figura di Landini non ha trovato il consenso di alcuni, lo stesso riguardo ai simpatizzanti di Civati .
Per questo motivo ho ribadito l'importanza dei rapporti tra base e vertici, oggi potremmo decidere di delegare alcuni ai vertici, ma se il loro operato non dovesse convincerci dovremmo avere la possibilità di cambiarli , a livello di organizzazione oggi ci sono tutte le possibilità tecnologiche per far partecipare tutti quelli che desiderano, quindi massima trasparenza, massima
onestà, massima conoscenza sono necessarie per proseguire.
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Re: Come possiamo contribuire a far nascere un partito x la
La sinistra Pd tra i cocci del Patto Nazareno
Effetto Mattarella. I giochi ora sono venuti in chiaro, a ciascuno toccano le proprie responsabilità
In un certo senso è il mondo alla rovescia. Finché eravamo governati da un patto scellerato tra il capo del governo (e della «sinistra di governo») e il capo della destra condannato per frode fiscale, tutto sembrava in ordine. Ora che, dopo un anno di barbarie politica e istituzionale, qualcosa è andato storto e quel contratto contronatura e controragione è entrato in sofferenza, ecco che tutti s’interrogano febbrilmente su come andrà a finire questa storia, se non anche la legislatura. È tutto quanto meno bizzarro.
Ma si spiega, naturalmente. Il fatto è che nulla di quel che si diceva era vero e nulla di ciò che è vero veniva detto. Il governo è stato fiduciato da una maggioranza virtuale che aveva ben poco a che fare con la sua reale base politica.
In teoria aveva i numeri per navigare, solo che Renzi aveva in mente tutt’altre cose rispetto a quelle che aveva detto per scalare la segreteria democratica ed espugnare palazzo Chigi. Cose che, invece, andavano perfettamente a genio al mecenate delle olgettine, col quale ha subito stipulato una fattiva intesa. A danno soprattutto di quella parte del Pd che – stando almeno ai proclami – avrebbe «frenato», corretto, posto condizioni e strappato modifiche. Dimodoché per un anno siamo stati governati da una maggioranza sorretta dall’opposizione contro una parte della maggioranza trasformata in opposizione. Borges si congratulerebbe.
Poi è venuto lo scontro sul Quirinale. Forse Renzi ha avvertito un pericolo. Ha temuto che, se avesse concordato con Forza Italia anche il nome del capo dello Stato, non avrebbe solo avuto problemi dentro il Pd. Sarebbe anche apparso, più che un alleato, il cavalier servente di Berlusconi. Con effetti rovinosi sul piano dell’immagine, che tanto gli sta a cuore. Ma è anche possibile che Renzi abbia deciso di usare la partita del Colle per soggiogare la fortuna, umiliare il vecchio boss e imporsi come uomo solo al comando. Fatto sta che siamo alla lite furiosa di queste ore, agli stracci che volano tra i due compari del Nazareno, al divorzio annunciato.
Ma è vera crisi?
Vedremo. Se la politica non fosse anche ricerca del consenso, ci sarebbe di che dubitarne. Le «riforme» renziane stanno a cuore al padrone delle tv almeno quanto al loro autore ufficiale. La distruzione delle tutele del lavoro dipendente, la subordinazione organica del parlamento al governo, l’attribuzione di una maggioranza schiacciante al vincitore delle elezioni, la depenalizzazione delle frodi fiscali figurano tra i desiderata del capo di Forza Italia da sempre, dai bei tempi della P2. In più c’è che Renzi ha sin qui evitato anche solo di nominare il conflitto d’interessi: perché dunque infrangere l’idillio? Ma ha qualche ragione pure chi nelle file berlusconiane scalpita e fa presente che un partito ha anche esigenze di visibilità. Da questo punto di vista la scelta del nuovo presidente è stata in effetti uno sfregio irricevibile. Di qui la sceneggiata della finta defenestrazione di Brunetta, Romani e Verdini. D’altra parte non è pensabile che Renzi adesso, a un tratto, ci ripensi. Torni sui propri passi, disfi la tela e riscriva le sue pessime leggi. I voti forzaitalioti vanno rimpiazzati, sempre che non arrivino comunque. In che modo? Questo è il busillis. E, si può dire, il più bel regalo che la partita del Quirinale ci ha fatto sinora.
I giochi sono all’improvviso venuti al chiaro, inchiodando ciascuno alle proprie responsabilità. Se la destra, che pure le «riforme» le vuole e paventa la crisi, si sfila, è perché prevede che i propri voti non saranno indispensabili. Se Renzi lascia che il patto con Berlusconi vada a ramengo è perché ritiene di non dipendere più dal suo sostegno. La ragione evidente è che conta sul consenso della cosiddetta sinistra del Pd. Dunque ora finalmente il destino del governo e della legislatura è nelle mani dell’ospite ingrato sulla scacchiera renziana, per neutralizzare il quale Berlusconi venne cooptato, di fatto, nella maggioranza.
Che cosa vuol dire tutto questo? Una sola cosa: che non ci sono margini per altre messinscene. Finora, che la «sinistra» democratica votasse o meno le «riforme» era indifferente. Ciò ha reso il suo sistematico cedimento irrilevante, se non meno indecente. Adesso la musica è cambiata. D’ora in poi la «sinistra» del Pd può decidere se puntare i piedi, può ottenere modifiche reali (non le prese in giro sin qui sbandierate) o, in caso contrario, impedire l’approvazione delle leggi. Costringendo il governo a muoversi nella carreggiata definita dal voto popolare di due anni fa.
Molti osservatori prevedono che nulla di tutto ciò accadrà. Pensano che la fronda interna, a cominciare dai suoi capi, sarà d’ora in avanti prona al padrone della «ditta», ritenendosi appagata dalla scelta di Mattarella. Significherebbe che, nonostante mesi di minacce, insulti e mortificazioni da parte del presidente del Consiglio, costoro non andavano in cerca che di un contentino per tornare docili all’ovile. E scongiurare il rischio capitale di una crisi che potrebbe portare alla fine anticipata della legislatura, con tutti i suoi contraccolpi morali e soprattutto materiali.
È possibile che vada proprio così. Tanto più che i portavoce del capo del governo hanno chiuso ogni spiraglio chiarendo che sulle «riforme» non c’è più nulla da discutere. Da martedì sapremo. Si riprenderà a votare sulla «riforma» costituzionale e scopriremo se la «sinistra» democratica vuole davvero fermare il disegno autoritario di Renzi, come giura e spergiura. Oppure, indifferente alla sua pericolosità, ha sin qui recitato soltanto una commedia. Di certo il tempo è scaduto. L’elezione del presidente della Repubblica ha come squarciato un velo dietro al quale tutti gli attori si sono comodamente celati fino ad oggi. Si direbbe un caso di eterogenesi dei fini, e del resto si sa che prevedere il futuro in politica è al contempo necessario e impossibile.
http://ilmanifesto.info/la-sinistra-pd- ... -nazareno/
Non so se il tempo sia veramente scaduto.
Quello che penso è che dobbiamo ritenerlo scaduto, per i vari Civati & company.
È finito il tempo delle chiacchiere.
Effetto Mattarella. I giochi ora sono venuti in chiaro, a ciascuno toccano le proprie responsabilità
In un certo senso è il mondo alla rovescia. Finché eravamo governati da un patto scellerato tra il capo del governo (e della «sinistra di governo») e il capo della destra condannato per frode fiscale, tutto sembrava in ordine. Ora che, dopo un anno di barbarie politica e istituzionale, qualcosa è andato storto e quel contratto contronatura e controragione è entrato in sofferenza, ecco che tutti s’interrogano febbrilmente su come andrà a finire questa storia, se non anche la legislatura. È tutto quanto meno bizzarro.
Ma si spiega, naturalmente. Il fatto è che nulla di quel che si diceva era vero e nulla di ciò che è vero veniva detto. Il governo è stato fiduciato da una maggioranza virtuale che aveva ben poco a che fare con la sua reale base politica.
In teoria aveva i numeri per navigare, solo che Renzi aveva in mente tutt’altre cose rispetto a quelle che aveva detto per scalare la segreteria democratica ed espugnare palazzo Chigi. Cose che, invece, andavano perfettamente a genio al mecenate delle olgettine, col quale ha subito stipulato una fattiva intesa. A danno soprattutto di quella parte del Pd che – stando almeno ai proclami – avrebbe «frenato», corretto, posto condizioni e strappato modifiche. Dimodoché per un anno siamo stati governati da una maggioranza sorretta dall’opposizione contro una parte della maggioranza trasformata in opposizione. Borges si congratulerebbe.
Poi è venuto lo scontro sul Quirinale. Forse Renzi ha avvertito un pericolo. Ha temuto che, se avesse concordato con Forza Italia anche il nome del capo dello Stato, non avrebbe solo avuto problemi dentro il Pd. Sarebbe anche apparso, più che un alleato, il cavalier servente di Berlusconi. Con effetti rovinosi sul piano dell’immagine, che tanto gli sta a cuore. Ma è anche possibile che Renzi abbia deciso di usare la partita del Colle per soggiogare la fortuna, umiliare il vecchio boss e imporsi come uomo solo al comando. Fatto sta che siamo alla lite furiosa di queste ore, agli stracci che volano tra i due compari del Nazareno, al divorzio annunciato.
Ma è vera crisi?
Vedremo. Se la politica non fosse anche ricerca del consenso, ci sarebbe di che dubitarne. Le «riforme» renziane stanno a cuore al padrone delle tv almeno quanto al loro autore ufficiale. La distruzione delle tutele del lavoro dipendente, la subordinazione organica del parlamento al governo, l’attribuzione di una maggioranza schiacciante al vincitore delle elezioni, la depenalizzazione delle frodi fiscali figurano tra i desiderata del capo di Forza Italia da sempre, dai bei tempi della P2. In più c’è che Renzi ha sin qui evitato anche solo di nominare il conflitto d’interessi: perché dunque infrangere l’idillio? Ma ha qualche ragione pure chi nelle file berlusconiane scalpita e fa presente che un partito ha anche esigenze di visibilità. Da questo punto di vista la scelta del nuovo presidente è stata in effetti uno sfregio irricevibile. Di qui la sceneggiata della finta defenestrazione di Brunetta, Romani e Verdini. D’altra parte non è pensabile che Renzi adesso, a un tratto, ci ripensi. Torni sui propri passi, disfi la tela e riscriva le sue pessime leggi. I voti forzaitalioti vanno rimpiazzati, sempre che non arrivino comunque. In che modo? Questo è il busillis. E, si può dire, il più bel regalo che la partita del Quirinale ci ha fatto sinora.
I giochi sono all’improvviso venuti al chiaro, inchiodando ciascuno alle proprie responsabilità. Se la destra, che pure le «riforme» le vuole e paventa la crisi, si sfila, è perché prevede che i propri voti non saranno indispensabili. Se Renzi lascia che il patto con Berlusconi vada a ramengo è perché ritiene di non dipendere più dal suo sostegno. La ragione evidente è che conta sul consenso della cosiddetta sinistra del Pd. Dunque ora finalmente il destino del governo e della legislatura è nelle mani dell’ospite ingrato sulla scacchiera renziana, per neutralizzare il quale Berlusconi venne cooptato, di fatto, nella maggioranza.
Che cosa vuol dire tutto questo? Una sola cosa: che non ci sono margini per altre messinscene. Finora, che la «sinistra» democratica votasse o meno le «riforme» era indifferente. Ciò ha reso il suo sistematico cedimento irrilevante, se non meno indecente. Adesso la musica è cambiata. D’ora in poi la «sinistra» del Pd può decidere se puntare i piedi, può ottenere modifiche reali (non le prese in giro sin qui sbandierate) o, in caso contrario, impedire l’approvazione delle leggi. Costringendo il governo a muoversi nella carreggiata definita dal voto popolare di due anni fa.
Molti osservatori prevedono che nulla di tutto ciò accadrà. Pensano che la fronda interna, a cominciare dai suoi capi, sarà d’ora in avanti prona al padrone della «ditta», ritenendosi appagata dalla scelta di Mattarella. Significherebbe che, nonostante mesi di minacce, insulti e mortificazioni da parte del presidente del Consiglio, costoro non andavano in cerca che di un contentino per tornare docili all’ovile. E scongiurare il rischio capitale di una crisi che potrebbe portare alla fine anticipata della legislatura, con tutti i suoi contraccolpi morali e soprattutto materiali.
È possibile che vada proprio così. Tanto più che i portavoce del capo del governo hanno chiuso ogni spiraglio chiarendo che sulle «riforme» non c’è più nulla da discutere. Da martedì sapremo. Si riprenderà a votare sulla «riforma» costituzionale e scopriremo se la «sinistra» democratica vuole davvero fermare il disegno autoritario di Renzi, come giura e spergiura. Oppure, indifferente alla sua pericolosità, ha sin qui recitato soltanto una commedia. Di certo il tempo è scaduto. L’elezione del presidente della Repubblica ha come squarciato un velo dietro al quale tutti gli attori si sono comodamente celati fino ad oggi. Si direbbe un caso di eterogenesi dei fini, e del resto si sa che prevedere il futuro in politica è al contempo necessario e impossibile.
http://ilmanifesto.info/la-sinistra-pd- ... -nazareno/
Non so se il tempo sia veramente scaduto.
Quello che penso è che dobbiamo ritenerlo scaduto, per i vari Civati & company.
È finito il tempo delle chiacchiere.
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Re: Come possiamo contribuire a far nascere un partito x la
In riferimento a quanto scritto sopra
non dobbiamo dimenticare che per quanto riguarda l'Italicum ci sono due emendamenti della sinistra PD sostenuti anche da SEL e M5S che chiedono un controllo preventivo della Corte Costituzionale circa la non incostituzionalità della nuova legge elettorale.
Altresì non dobbiamo dimenticare che le riforme costituzionali dovranno essere convalidate o meno dal referendum, la qual cosa sembra possa veramente mandare a casa tutti se , come risulta dai sondaggi, queste riforme non sono condivise dai cittadini.
E allora .... Renzi dovrebbe uscire di scena sbattendo le porte per non essere stato compreso.
non dobbiamo dimenticare che per quanto riguarda l'Italicum ci sono due emendamenti della sinistra PD sostenuti anche da SEL e M5S che chiedono un controllo preventivo della Corte Costituzionale circa la non incostituzionalità della nuova legge elettorale.
Altresì non dobbiamo dimenticare che le riforme costituzionali dovranno essere convalidate o meno dal referendum, la qual cosa sembra possa veramente mandare a casa tutti se , come risulta dai sondaggi, queste riforme non sono condivise dai cittadini.
E allora .... Renzi dovrebbe uscire di scena sbattendo le porte per non essere stato compreso.
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Re: Come possiamo contribuire a far nascere un partito x la
Con l'ultimo pieno fatto dal PD credo che a questo punto sia ininfluente quello che dira' la sinistra di questo partito..erding ha scritto:La sinistra Pd tra i cocci del Patto Nazareno.....Si riprenderà a votare sulla «riforma» costituzionale e scopriremo se la «sinistra» democratica vuole davvero fermare il disegno autoritario di Renzi, come giura e spergiura. Oppure, indifferente alla sua pericolosità, ha sin qui recitato soltanto una commedia. Di certo il tempo è scaduto.
Di certo non sara' l'ultimo pieno come han fatto capire qualcuno che era uscito o che se ne stava sia in FI e nel NCD.
Costoro erano in stato di attesa.
Aspettavano che Bersani venisse fatto fuori per poi confluire in massa. Da qual momento il PD sarebbe stato la DC del nuovo secolo.
Berlusconi avrebbe cosi' concluso in parte i suoi obiettivi anche se, visto come sono gli italiani, c'e' da aspettarsi di tutto sia da FI che dai loro prossimi ex FI. Anche in casa sua potrebbe succedere piu di un trasloco.
Ora, la palla dovrebbe passare inevitabilmente alla "sinistra" PD visto che potrebbero ora contare come il due a briscola.
Che faranno?
Si daranno una mossa o come spesso succede faranno le solite analisi dei costi e le valutazioni di convenienza?
Faranno come ha fatto Migliore(SEL) che traslocheranno non nell'area della sinistra ma in quella di Renzi garantendosi cosi, per meriti dovuti, l'elezione anche per il dopo questa legislatura.
Cosi facendo saranno sicuri di sedere sugli scranni per ancora 8 anni e avranno fatto bingo con delle semplici valutazioni.
Hanno forse una famiglia tanto numerosa a cui garantire una pagnotta per i prossimi anni avvenire?
Non ne posso piu'. Non so a questo punto come se ne possa uscire fuori. Son tutte situazioni correlate che non riesci a cambiarle se non le cambi tutte.
Ma come fare?
Far risorgere Robespierre e Danton?
un salutone
Cercando l'impossibile, l'uomo ha sempre realizzato e conosciuto il possibile, e coloro che si sono saggiamente limitati a ciò che sembrava possibile non sono mai avanzati di un sol passo.(M.A.Bakunin)
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Re: Come possiamo contribuire a far nascere un partito x la
VISTI DA LONTANO
Non so se il tempo sia veramente scaduto.
Quello che penso è che dobbiamo ritenerlo scaduto, per i vari Civati & company.
È finito il tempo delle chiacchiere.
erding
Il tempo è certamente scaduto in quanto un politico politico avrebbe dovuto capire cosa è successo alle elezioni nazionali del 2013, e alle Regionali del 2014 nella regione più di sinistra per tradizione.
La frattura con l’elettorato è un dato di fatto. Un tempo, quando si verificava un calo di consensi, sia i Pci che i Dc correvano ai ripari cercando di capire dove avevano sbagliato, cercando di porre rimedio.
Poi quando arriva in politica il saltimbanco di Hardcore, i nipotini di Berlinguer si convincono della bontà delle teorie del Caimano. “Gli italiani sono fessi e si bevono tutto quanto gli propini”. Basta solo saper comunicare. Queste teorie sono durate un ventennio ( il fascismo è durato 23 anni). Solo recentemente una fascia trasversale di italiani ha cominciato a respingere le teorie del berlusconismo. Ma una buona parte che si annida nelle formazioni attuali continua a crederci.
Civati & Co, preferiscono rimanere al riparo all’interno del partito a luci rosse.
Se si dovesse andare a votare, molti di loro sanno che non saranno candidati.
Quindi, che fare?
Ricominciare da capo si fa fatica. E poi eravamo abituati bene con il nostro tran tran. Si “lavora” dal lunedì al giovedì, e si portano a casa anche dei bei soldini. Fuori c’è la crisi, …dove vado a lavorare?
Meglio tenere duro fin che si può.
Il loro collega Razzi è stato beccato a dormire durante le votazioni per l’elezioni dl presidente della Repubblica. Se fosse successo all’interno di un'azienda privata, sarebbe scattato subito il licenziamento.
Lì, ovviamente non accade. E’ quindi da fessi rinunciare a tutto questo bengodi, mentre fuori si fa una fatica boia a tirare avanti.
Bersani sono due anni che si aggira per il Parlamento accusando la scoppola di due anni fa. Assomiglia molto ad Artemio, il pugile suonato del film “I mostri”. Che ripeteva sulla spiaggia dopo l’ultima batosta: “So’ contento,…so’ contento”
Pierluigi invece ogni tanto afferma: “Io sono di sinistra”.
Già ma quale sinistra se la sinistra è morta?
Poi a volte s’incazza: “Questa è casa mia,…..io non me ne vado”.
Non ha capito che il fiorentino gli ha fatto le scarpe.
Pierluigi, crede ancora di poter manovrare come nel passato. Come succedeva all’interno della vecchia Dc.
Aspettare che il Royal Baby, commetta un errore per esautorarlo e riprendere il comando della vecchia ditta.
Non ha capito che è un generale senza esercito.
Eppure Cacciari è stato piuttosto chiaro in materia.
Quello che è successo a Bari, la contestazione a D’Alema da parte del mondo del lavoro, poteva succedere allo stesso modo alla Bindi, a lui o a qualsiasi altro della vecchia guardia se fosse passato in mezzo al corteo di scioperanti come ha fatto il conte Max. Una settimana dopo è successo anche alla Bindi per le strade di Roma.
Sono generali senza esercito, ritenuti responsabili della crisi, quanto la mummia brianzola.
Non so se il tempo sia veramente scaduto.
Quello che penso è che dobbiamo ritenerlo scaduto, per i vari Civati & company.
È finito il tempo delle chiacchiere.
erding
Il tempo è certamente scaduto in quanto un politico politico avrebbe dovuto capire cosa è successo alle elezioni nazionali del 2013, e alle Regionali del 2014 nella regione più di sinistra per tradizione.
La frattura con l’elettorato è un dato di fatto. Un tempo, quando si verificava un calo di consensi, sia i Pci che i Dc correvano ai ripari cercando di capire dove avevano sbagliato, cercando di porre rimedio.
Poi quando arriva in politica il saltimbanco di Hardcore, i nipotini di Berlinguer si convincono della bontà delle teorie del Caimano. “Gli italiani sono fessi e si bevono tutto quanto gli propini”. Basta solo saper comunicare. Queste teorie sono durate un ventennio ( il fascismo è durato 23 anni). Solo recentemente una fascia trasversale di italiani ha cominciato a respingere le teorie del berlusconismo. Ma una buona parte che si annida nelle formazioni attuali continua a crederci.
Civati & Co, preferiscono rimanere al riparo all’interno del partito a luci rosse.
Se si dovesse andare a votare, molti di loro sanno che non saranno candidati.
Quindi, che fare?
Ricominciare da capo si fa fatica. E poi eravamo abituati bene con il nostro tran tran. Si “lavora” dal lunedì al giovedì, e si portano a casa anche dei bei soldini. Fuori c’è la crisi, …dove vado a lavorare?
Meglio tenere duro fin che si può.
Il loro collega Razzi è stato beccato a dormire durante le votazioni per l’elezioni dl presidente della Repubblica. Se fosse successo all’interno di un'azienda privata, sarebbe scattato subito il licenziamento.
Lì, ovviamente non accade. E’ quindi da fessi rinunciare a tutto questo bengodi, mentre fuori si fa una fatica boia a tirare avanti.
Bersani sono due anni che si aggira per il Parlamento accusando la scoppola di due anni fa. Assomiglia molto ad Artemio, il pugile suonato del film “I mostri”. Che ripeteva sulla spiaggia dopo l’ultima batosta: “So’ contento,…so’ contento”
Pierluigi invece ogni tanto afferma: “Io sono di sinistra”.
Già ma quale sinistra se la sinistra è morta?
Poi a volte s’incazza: “Questa è casa mia,…..io non me ne vado”.
Non ha capito che il fiorentino gli ha fatto le scarpe.
Pierluigi, crede ancora di poter manovrare come nel passato. Come succedeva all’interno della vecchia Dc.
Aspettare che il Royal Baby, commetta un errore per esautorarlo e riprendere il comando della vecchia ditta.
Non ha capito che è un generale senza esercito.
Eppure Cacciari è stato piuttosto chiaro in materia.
Quello che è successo a Bari, la contestazione a D’Alema da parte del mondo del lavoro, poteva succedere allo stesso modo alla Bindi, a lui o a qualsiasi altro della vecchia guardia se fosse passato in mezzo al corteo di scioperanti come ha fatto il conte Max. Una settimana dopo è successo anche alla Bindi per le strade di Roma.
Sono generali senza esercito, ritenuti responsabili della crisi, quanto la mummia brianzola.
Ultima modifica di camillobenso il 10/02/2015, 20:24, modificato 1 volta in totale.
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Re: Come possiamo contribuire a far nascere un partito x la
Che faranno?
È chiaro che se pensano di fare ciò che è comodo (poltrona) piuttosto ciò che è giusto, il tanto declamato “bene del paese” va a farsi fottere.
Almeno abbiano il pudore ( Civati & c.) di tacere e smetterla con il mugugno.
Ci sono milioni di voti inespressi, ci vogliono provare a fare politica vera e a conquistare quei voti?
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Re: Come possiamo contribuire a far nascere un partito x la
i socialisti e la nuova forza di sinistra in italia
http://www.huffingtonpost.it/carlo-patr ... 01306.html
http://www.huffingtonpost.it/carlo-patr ... 01306.html
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Re: Come possiamo contribuire a far nascere un partito x la
Maurizio Landini: “Cambia un’epoca. E’ ora di sfidare Matteo Renzi”
Per il segretario della Fiom "la maggior parte del Paese, quella che per vivere deve lavorare, non è rappresentata". Il sindacato, quindi, "deve porsi il problema di una coalizione sociale"
di Salvatore Cannavò | 22 febbraio 2015
È cambiato tutto, siamo alla fine di un’epoca. È venuto il momento di sfidare democraticamente Renzi”. Le parole di Maurizio Landini, il giorno dopo il varo del Jobs Act, sono molto chiare. Qualcosa sta per avvenire a sinistra e soprattutto nel rapporto tra il sindacato e la rappresentanza politica. Perché il segretario della Fiom ritiene che un limite storico sia stato valicato e ora occorra costruire una risposta adeguata.
Siamo dunque a un cambio d’epoca?
Non c’è dubbio. Non solo Renzi applica tutto quello che gli ha chiesto Confindustria, ma afferma il principio che pur di lavorare si debba accettare qualsiasi condizione. Non c’è più il concetto che il lavoro è un diritto e la persona deve avere tutti i diritti di cittadinanza. Inoltre, viene messo in discussione un diritto fondamentale: quello di potersi coalizzare e agire collettivamente per contrattare la prestazione lavorativa.
Lei vede in atto lo smantellamento dello Statuto dei lavoratori?
Siamo a uno scardinamento sostanziale. Lo Statuto non solo tutelava le singole persone ma riconosceva la contrattazione collettiva e quindi la mediazione sociale come uno dei pilastri delle relazioni sindacali. Oggi questa logica viene messa in discussione. Non a caso Confindustria rilancia chiedendo di realizzare quanto fatto alla Fiat, oggi Fca: cancellare il contratto nazionale. E infatti alla Fca il salario minimo è più basso di quello nazionale.
Renzi, però, sostiene che la sua legge rottamerà la precarietà.
È una grossa bugia, perché il nuovo contratto non è a tutele progressive. Se si pensa che ogni anno circa il 9% dei lavoratori cambia lavoro, si capisce che nel giro di poco tempo la tutela contro il licenziamento illegittimo non esisterà più.
Eppure, si dice, sono stati aboliti i contratti precari.
Le forme fondamentali sono rimaste tutte, così come non sono state riviste le partite Iva. E gli ammortizzatori sociali non vengono realmente estesi. La cassa integrazione non lo è e la Naspi, che copre solo chi ha lavorato, sostituisce anche la mobilità. Solo che questa durava fino a tre anni mentre quella sarà portata a 18 mesi. Il demansionamento colpisce il lavoro così come eliminare il reintegro anche nei licenziamenti collettivi rappresenta un regalo alle imprese in un periodo in cui, nonostante si parli molto di ripresa, la crisi non è finita.
Sembra che non stia parlando di un governo di sinistra.
Renzi dice di essere il nuovo, ma non siamo di fronte alle idee geniali di un giovane rampante. Si tratta, invece, delle direttive impartite dalla Bce con la famosa lettera del 2011 e che il governo sta applicando fedelmente. Bisogna aver chiaro quello che sta succedendo.
Su questo terreno la Cgil si è mobilitata e, visto che parliamo di temi europei, abbiamo visto la vittoria di Tsipras in Grecia. Le risposte, finora, non sono state efficaci.
La situazione è complicata e difficile, questo è sotto gli occhi di tutti. Credo che ci sia bisogno di un coinvolgimento straordinario di tutti anche fuori dai luoghi di lavoro e una grande consapevolezza di quello che sta avvenendo. Non era mai avvenuto nella storia d’Italia che con leggi si cancellasse il diritto del lavoro. Cambiano radicalmente i rapporti di forza e le relazioni sindacali.
Serve dunque una risposta politica?
Occorre avere consapevolezza della situazione. Noi abbiamo innanzitutto bisogno di riconquistare un vero Statuto dei lavoratori di tutti, davvero tutti, i lavoratori. Per questo la Cgil ha avviato una raccolta di firme per una legge di iniziativa popolare senza escludere la possibilità di un referendum.
Si farà?
Io penso di sì. Il direttivo ha indicato un percorso scegliendo una consultazione di tutti gli iscritti, che sono oltre 5 milioni. Ma la definizione del nuovo Statuto è un percorso che deve coinvolgere anche i non iscritti, perché parliamo della dignità delle persone. Renzi ha preso il programma di Confindustria e lo sta applicando senza che nessun italiano abbia potuto votarlo. Ma su questi temi non ha il consenso della maggioranza della popolazione. Vorrei sfidare Renzi a una verifica democratica.
Sta dicendo che è pronto a una sfida politica?
Il problema è che la maggior parte del Paese, quella che per vivere deve lavorare, non è rappresentata. C’è un fatto nuovo nel rapporto tra politica e organizzazione sindacale.
Sta quindi pensando a un partito?
No, sarebbe una semplificazione.
A cosa, allora?
Occorre la rappresentanza di quegli interessi. Apriamo questa discussione esplicitamente. Per quello che riguarda la Fiom dobbiamo rivolgerci a tutto ciò che è rappresentanza sociale, non solo i lavoratori. C’è tutto un mondo che si deve porre il problema di come affrontare questo nuovo quadro.
È l’idea della coalizione sociale?
Sì. È un tema che come Fiom abbiamo già posto a settembre nella nostra assemblea dei delegati. Il sindacato si deve porre il problema di una coalizione sociale più larga e aprirsi a una rappresentanza anche politica. Quando un Parlamento cancella lo Statuto dei lavoratori con un colpo di spugna a essere rappresentato è solo l’interesse di uno, del più forte.
La sfida democratica a Renzi passa anche da qui?
Penso assolutamente di sì.
Da il Fatto Quotidiano del 22 febbraio 2015
Per il segretario della Fiom "la maggior parte del Paese, quella che per vivere deve lavorare, non è rappresentata". Il sindacato, quindi, "deve porsi il problema di una coalizione sociale"
di Salvatore Cannavò | 22 febbraio 2015
È cambiato tutto, siamo alla fine di un’epoca. È venuto il momento di sfidare democraticamente Renzi”. Le parole di Maurizio Landini, il giorno dopo il varo del Jobs Act, sono molto chiare. Qualcosa sta per avvenire a sinistra e soprattutto nel rapporto tra il sindacato e la rappresentanza politica. Perché il segretario della Fiom ritiene che un limite storico sia stato valicato e ora occorra costruire una risposta adeguata.
Siamo dunque a un cambio d’epoca?
Non c’è dubbio. Non solo Renzi applica tutto quello che gli ha chiesto Confindustria, ma afferma il principio che pur di lavorare si debba accettare qualsiasi condizione. Non c’è più il concetto che il lavoro è un diritto e la persona deve avere tutti i diritti di cittadinanza. Inoltre, viene messo in discussione un diritto fondamentale: quello di potersi coalizzare e agire collettivamente per contrattare la prestazione lavorativa.
Lei vede in atto lo smantellamento dello Statuto dei lavoratori?
Siamo a uno scardinamento sostanziale. Lo Statuto non solo tutelava le singole persone ma riconosceva la contrattazione collettiva e quindi la mediazione sociale come uno dei pilastri delle relazioni sindacali. Oggi questa logica viene messa in discussione. Non a caso Confindustria rilancia chiedendo di realizzare quanto fatto alla Fiat, oggi Fca: cancellare il contratto nazionale. E infatti alla Fca il salario minimo è più basso di quello nazionale.
Renzi, però, sostiene che la sua legge rottamerà la precarietà.
È una grossa bugia, perché il nuovo contratto non è a tutele progressive. Se si pensa che ogni anno circa il 9% dei lavoratori cambia lavoro, si capisce che nel giro di poco tempo la tutela contro il licenziamento illegittimo non esisterà più.
Eppure, si dice, sono stati aboliti i contratti precari.
Le forme fondamentali sono rimaste tutte, così come non sono state riviste le partite Iva. E gli ammortizzatori sociali non vengono realmente estesi. La cassa integrazione non lo è e la Naspi, che copre solo chi ha lavorato, sostituisce anche la mobilità. Solo che questa durava fino a tre anni mentre quella sarà portata a 18 mesi. Il demansionamento colpisce il lavoro così come eliminare il reintegro anche nei licenziamenti collettivi rappresenta un regalo alle imprese in un periodo in cui, nonostante si parli molto di ripresa, la crisi non è finita.
Sembra che non stia parlando di un governo di sinistra.
Renzi dice di essere il nuovo, ma non siamo di fronte alle idee geniali di un giovane rampante. Si tratta, invece, delle direttive impartite dalla Bce con la famosa lettera del 2011 e che il governo sta applicando fedelmente. Bisogna aver chiaro quello che sta succedendo.
Su questo terreno la Cgil si è mobilitata e, visto che parliamo di temi europei, abbiamo visto la vittoria di Tsipras in Grecia. Le risposte, finora, non sono state efficaci.
La situazione è complicata e difficile, questo è sotto gli occhi di tutti. Credo che ci sia bisogno di un coinvolgimento straordinario di tutti anche fuori dai luoghi di lavoro e una grande consapevolezza di quello che sta avvenendo. Non era mai avvenuto nella storia d’Italia che con leggi si cancellasse il diritto del lavoro. Cambiano radicalmente i rapporti di forza e le relazioni sindacali.
Serve dunque una risposta politica?
Occorre avere consapevolezza della situazione. Noi abbiamo innanzitutto bisogno di riconquistare un vero Statuto dei lavoratori di tutti, davvero tutti, i lavoratori. Per questo la Cgil ha avviato una raccolta di firme per una legge di iniziativa popolare senza escludere la possibilità di un referendum.
Si farà?
Io penso di sì. Il direttivo ha indicato un percorso scegliendo una consultazione di tutti gli iscritti, che sono oltre 5 milioni. Ma la definizione del nuovo Statuto è un percorso che deve coinvolgere anche i non iscritti, perché parliamo della dignità delle persone. Renzi ha preso il programma di Confindustria e lo sta applicando senza che nessun italiano abbia potuto votarlo. Ma su questi temi non ha il consenso della maggioranza della popolazione. Vorrei sfidare Renzi a una verifica democratica.
Sta dicendo che è pronto a una sfida politica?
Il problema è che la maggior parte del Paese, quella che per vivere deve lavorare, non è rappresentata. C’è un fatto nuovo nel rapporto tra politica e organizzazione sindacale.
Sta quindi pensando a un partito?
No, sarebbe una semplificazione.
A cosa, allora?
Occorre la rappresentanza di quegli interessi. Apriamo questa discussione esplicitamente. Per quello che riguarda la Fiom dobbiamo rivolgerci a tutto ciò che è rappresentanza sociale, non solo i lavoratori. C’è tutto un mondo che si deve porre il problema di come affrontare questo nuovo quadro.
È l’idea della coalizione sociale?
Sì. È un tema che come Fiom abbiamo già posto a settembre nella nostra assemblea dei delegati. Il sindacato si deve porre il problema di una coalizione sociale più larga e aprirsi a una rappresentanza anche politica. Quando un Parlamento cancella lo Statuto dei lavoratori con un colpo di spugna a essere rappresentato è solo l’interesse di uno, del più forte.
La sfida democratica a Renzi passa anche da qui?
Penso assolutamente di sì.
Da il Fatto Quotidiano del 22 febbraio 2015
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Re: Come possiamo contribuire a far nascere un partito x la
da La Stampa
La scommessa di Landini sulle orme di Tsipras
Il leader della Fiom è un moltiplicatore di share e da qui al 2018 potrebbe aggregare attorno a sé i vendoliani, i delusi del Pd e i militanti dell’ala più dura della Cgil
carlo bertini
Maurizio Landini, possibile leader carismatico di una sinistra anti-renziana (che già oggi senza di lui somma quasi il 5% nei sondaggi) sarebbe un avversario da non sottovalutare. Se lo stesso Renzi ammette che «questa uscita di Landini è importante», motivando l’eventuale intenzione di buttarsi in politica del capo della Fiom come conseguenza della «sconfitta sindacale» poiché grazie al jobs act la Fiat sta tornando ad assumere, il primo segnale che se ne ricava è che il premier mette in conto di doversi misurare con un possibile concorrente alla sua sinistra. Anche se questo accenno alla “sconfitta” dimostra quanto Renzi sia convinto che perfino con un leader legittimato quelle posizioni più radicali non riscuoterebbero largo consenso nella larga base dei militanti.
Ma un Landini dotato di capacità di leadership e popolarità presso un vasto pubblico, magari in grado di aggregare diverse componenti della sinistra che si rifanno all’esperienza greca di Tsipras, può essere una variabile con cui fare i conti di qui a venire. Senza contare che un nuovo movimento da mettere in piedi su nuove basi avrebbe tutto il tempo per consolidarsi se davvero le prossime elezioni politiche si tenessero nel 2018.
In uno scenario politico molto fluido e in continua evoluzione come dimostrano i movimenti in atto anche nel campo del centrodestra, una formazione che aggreghi i vendoliani di Sel, i delusi del Pd e altre personalità della sinistra sotto l’ombrello di una personalità come Landini potrebbe creare una piccola grande rivoluzione nel panorama politico. Con contraccolpi tutti da verificare nel mondo sempre turbolento del Partito Democratico, dove una possibile scissione dei più radicali contestatori della linea Renzi è sempre dietro l’angolo.
Del resto, che Landini sia divenuto «un personaggio dopo essersi messo contro Marchionne», come dice Renzi è vero, e non è un caso che ormai tutti i talk show facciano a gara per averlo ospite: determinato e aggressivo nel confronto diretto, sempre capace di reggere lo scontro verbale, il leader della Fiom è un moltiplicatore di share e per chi è attento al valore della comunicazione politica come Renzi queste caratteristiche non sono affatto da sottovalutare. Anche se il primo a dubitare che sarà questo l’epilogo è proprio Renzi, «non credo che abbandonerà il sindacato e comunque se davvero si butta in politica il sospetto che tutte le manifestazioni di questi mesi fossero propedeutiche a un ingresso in politica si dimostrerebbe legittimo».
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Renzi dice che non crede che Landini abbandonerà il sindacato
è vero entrerebbe in Parlamento a capo di una coalizione sociale in rappresentanza di tutti i lavoratori dipendenti e autonomi, di tutti coloro che vivono col frutto del loro lavoro e non con rendite di posizione.
La scommessa di Landini sulle orme di Tsipras
Il leader della Fiom è un moltiplicatore di share e da qui al 2018 potrebbe aggregare attorno a sé i vendoliani, i delusi del Pd e i militanti dell’ala più dura della Cgil
carlo bertini
Maurizio Landini, possibile leader carismatico di una sinistra anti-renziana (che già oggi senza di lui somma quasi il 5% nei sondaggi) sarebbe un avversario da non sottovalutare. Se lo stesso Renzi ammette che «questa uscita di Landini è importante», motivando l’eventuale intenzione di buttarsi in politica del capo della Fiom come conseguenza della «sconfitta sindacale» poiché grazie al jobs act la Fiat sta tornando ad assumere, il primo segnale che se ne ricava è che il premier mette in conto di doversi misurare con un possibile concorrente alla sua sinistra. Anche se questo accenno alla “sconfitta” dimostra quanto Renzi sia convinto che perfino con un leader legittimato quelle posizioni più radicali non riscuoterebbero largo consenso nella larga base dei militanti.
Ma un Landini dotato di capacità di leadership e popolarità presso un vasto pubblico, magari in grado di aggregare diverse componenti della sinistra che si rifanno all’esperienza greca di Tsipras, può essere una variabile con cui fare i conti di qui a venire. Senza contare che un nuovo movimento da mettere in piedi su nuove basi avrebbe tutto il tempo per consolidarsi se davvero le prossime elezioni politiche si tenessero nel 2018.
In uno scenario politico molto fluido e in continua evoluzione come dimostrano i movimenti in atto anche nel campo del centrodestra, una formazione che aggreghi i vendoliani di Sel, i delusi del Pd e altre personalità della sinistra sotto l’ombrello di una personalità come Landini potrebbe creare una piccola grande rivoluzione nel panorama politico. Con contraccolpi tutti da verificare nel mondo sempre turbolento del Partito Democratico, dove una possibile scissione dei più radicali contestatori della linea Renzi è sempre dietro l’angolo.
Del resto, che Landini sia divenuto «un personaggio dopo essersi messo contro Marchionne», come dice Renzi è vero, e non è un caso che ormai tutti i talk show facciano a gara per averlo ospite: determinato e aggressivo nel confronto diretto, sempre capace di reggere lo scontro verbale, il leader della Fiom è un moltiplicatore di share e per chi è attento al valore della comunicazione politica come Renzi queste caratteristiche non sono affatto da sottovalutare. Anche se il primo a dubitare che sarà questo l’epilogo è proprio Renzi, «non credo che abbandonerà il sindacato e comunque se davvero si butta in politica il sospetto che tutte le manifestazioni di questi mesi fossero propedeutiche a un ingresso in politica si dimostrerebbe legittimo».
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Renzi dice che non crede che Landini abbandonerà il sindacato
è vero entrerebbe in Parlamento a capo di una coalizione sociale in rappresentanza di tutti i lavoratori dipendenti e autonomi, di tutti coloro che vivono col frutto del loro lavoro e non con rendite di posizione.
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Re: Come possiamo contribuire a far nascere un partito x la
camillobenso ha scritto:VISTI DA LONTANO
Non so se il tempo sia veramente scaduto.
Quello che penso è che dobbiamo ritenerlo scaduto, per i vari Civati & company.
È finito il tempo delle chiacchiere........
erding
Il tempo è certamente scaduto in quanto un politico politico avrebbe dovuto capire cosa è successo alle elezioni nazionali del 2013, e alle Regionali del 2014 nella regione più di sinistra per tradizione..
Ho detto tante volte che il tempo a mio avviso e' scaduto ma purtroppo non sono fra quelli che danno la colpa ai vari Civati e co.
Costoro possono ancora evere un ruolo all'interno del PD ma credo anche che siano pronti ad un salto diverso qualora la BASE dovesse trovare una comunione di idee condivise e dare avvio a qualcosa di nuovo.
Se questa BASE non riesce a far questo ecche' dovremmo come il solito aspettare un condottiero?
Sarebbe certamente piu facile per noi che avesse pure il carisma ma purtroppo la politica non deve essere questa se vogliano NOI essere protagonisti di un cambiamento.
Mi rendo conto che quello che sto dicendo e' molto difficile da raggiungere ma , crdo personalmente, che non ci siano altre alternative.
I vare Podemos, Syriza ed altri nascono dal basso con l'intenzione di rivoluzionare tutto. Rivoltare un sistema che anche nel suo meglio non potrebbe MAI fare diversamente da quello che fa oggi.
Fanno parte di un sistema e come tale ragionano in questo modo mentre NOI dovremmo mettere nel ns. sacco un ribaltamento di queste attuali situazioni.
Staccare i vari Civati e co dal PD farebbe solo il piacere a Renzi ed ai vari suoi amici.
Costoro avrebbero poi un'autostrada da percorrere e lo potranno fare anche senza alcun freno. Quantomeno oggi qualche piccolo freno ce l'hanno.
Sara' anche piccolo ma ad ogni loro decisione sicuramente si pongono il problema della loro opposizione interna.
Quindi, per concludere, non bruciamo questa piccola opposizione interna facendola uscire per dare avvio a qualcosa di nuovo. Questo qualcosa lo dobbiamo creare soltanto noi magari ricevendo l'appoggio di costoro.
Non so se son riuscito a spiegare bene il mio concetto. Contrariamente sono sempre qui.
in salutone
Cercando l'impossibile, l'uomo ha sempre realizzato e conosciuto il possibile, e coloro che si sono saggiamente limitati a ciò che sembrava possibile non sono mai avanzati di un sol passo.(M.A.Bakunin)
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